prefazione

Don Marco Presciutti
Don Marco Presciutti

Mi piacciono i libri di Marco Gasparini perché sono sempre libri a più mani e a più cuori. L’autore è una specie di soggetto collettivo, una persona in più persone. Mi piace perché questo è l’influsso dello Spirito e dovrebbe essere proprio questo lo stile dei cristiani. La realizzazione di sé esige il ridimensionamento dell’ego, il coraggio di stare anche dietro le quinte, negandosi un poco a sé stessi. Animati dallo Spirito, sui passi di Gesù, siamo chiamati ad “essere primi facendoci gli ultimi di tutti e i servitori di tutti”. Lui ci sprona a moltiplicare la vita donandola, a uscire da noi, a decentrarci, a divenire noi stessi favorendo la realizzazione di tanti, dando voce e possibilità a tutti. Per questo è davvero confortante percepire da subito che chi scrive, pur senza scrivere, è anche Cinzia, sposa e amica, compagna di vita e di servizio e poi tantissimi altri, una lunga serie di fratelli e sorelle, preti e laici, consacrati e sposati, incontrati qui o in altri angoli del mondo, sempre comunque sulla strada della provvidenza, del servizio missionario e dell’avventura familiare.

 

Mi piacciono i libri di Marco perché danno voce alla vita. Non nascono a tavolino ma sulla strada e dentro la quotidianità. Mettono in cattedra l’esperienza. Ed è più che mai urgente nella sequela di Gesù ascoltare la vita, fare memoria di quello che il Signore costantemente opera e ci ha fatto sperimentare attraverso gli incontri e le relazioni. Si tratta di leggere in maniera sapienziale la nostra piccola storia, quella della nostra famiglia, della comunità, della chiesa diocesana e del mondo perché dentro la storia parla il Signore della storia. È Lui che continua a rivelarsi facendo storia di salvezza. Vale la pena, ogni tanto, rimettere a fuoco la reciprocità dialettica tra prassi e teoria, ritrovare il gusto di una teoria che sgorga dalla prassi, e la rinnova, la rigenera, e di una prassi credente che diventa evangelizzazione.

Quasi all’inizio del suo ministero papa Francesco intervenendo al congresso internazionale di teologia presso la Pontificia Università Cattolica argentina, nel settembre del 2015, ha pronunciato queste parole molto lucide: “Non sono poche le volte in cui si genera un’opposizione tra teologia e pastorale, come se fossero due realtà opposte, separate, che non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra. … è la falsa opposizione tra la riflessione credente e la vita credente; la vita, allora, non ha spazio per la riflessione e la riflessione non trova spazio nella vita. I grandi padri della Chiesa, Ireneo, Agostino, Basilio, Ambrogio, solo per citarne alcuni, furono grandi teologi perché furono grandi pastori. Uno dei contributi principali del Concilio Vaticano II è stato proprio quello di cercare di superare questo divorzio tra teologia e pastorale, tra fede e vita … Per questo custodire la dottrina esige fedeltà a quanto ricevuto e — al tempo stesso — che si tenga conto dell’interlocutore, del destinatario, che lo si conosca e lo si ami. Questo incontro tra dottrina e pastorale non è opzionale, è costitutivo della teologia che intende essere ecclesiale”.

 

Mi piace in particolare questo libro di Marco perché può stimolarci a vivere intensamente l’anno dedicato da papa Francesco alla Famiglia che si concluderà domenica 26 giugno 2022. Il papa ha chiesto a tutte le comunità credenti di adoperarsi per una recezione piena e gioiosa dell’esortazione post sinodale Amoris Lætitia. In questo anno provvidenziale allora il libro diventa uno stimolo a moltiplicare le occasioni per ascoltare le famiglie reali, per attivarle lasciandole essere soggetto di pastorale e non semplicemente oggetto. Lasciamoci provocare e convertire permettendo alle famiglie di vivere sino in fondo il Vangelo dell’Amore che restituisce fecondità, calore, apertura e familiarità alle nostre comunità. Con coraggio e umiltà possiamo sin d’ora scambiarci idee, condividere cammini ed attenzioni che hanno preso vita, anche grazie a quella coraggiosa riflessione sinodale raccolta nell’esortazione e che non possiamo assolutamente lasciar cadere, pena impoverire e rallentare di molto il processo di rinnovamento missionario di tutta la pastorale.

 

E allora buona lettura, o meglio ancora buon cammino, stimolato anche da chi il cammino ha provato a percorrerlo con gioia e gratitudine e ora sente l’urgenza, il bisogno interiore di condividerlo senza pretese, nella gratuità e semplicità.

 

 

Don Marco Presciutti